Ginevra (Svizzera). Testimonianza di un giovane stagista alle Nazioni Unite.
12 gennaio 2018, ore 8:00, entro per la prima volta nella mia vita in uno dei palazzi delle nazioni unite, devo solo fare il tesserino, ma sono ugualmente emozionata. Arrivando con l’autobus penso a quante volte dovrò fare quel tragitto, a quanto sta cambiando la mia routine quotidiana.
Passiamo i controlli e facciamo il badge, é il momento di andare a vedere le sale che ospitano gli eventi, le riunioni e il consiglio dei diritti umani. Incontriamo poche persone nei corridoi, così vuoti questi gli spazi sembrano enormi, mi sento immensamente minuscola, come una bambina, ma camminiamo sempre in gruppo e tra di noi ci sono già sguardi di intesa. Il mio sguardo è verace, voglio conoscere tutto di questi luoghi, voglio ricordarmi i particolari per orientarmi, capire e gestirmi all’interno di quello che per ora sembra un labirinto di stanze.
La prima sala in cui riusciamo ad entrare è la sala XX, quella del consiglio dei diritti umani. È luminosa, grande, ben organizzata, insomma bellissima, in un turbinio di sensazioni penso a quanto sarà emozionante parlare davanti a tutte quelle persone, mi chiedo se la mia voce riuscirà ad essere ferma, sicura e gentile allo stesso tempo, se sarò in grado di parlare il linguaggio universale.
Ci spostiamo per i corridoi, rapidi e sicuri, guidati da Sr Maria Grazia; in ogni angolo si scorgono i doni di tutti i Paesi alle Nazioni Unite: un quadro, una scultura, un vaso, un graffito; a prima vista penso che questo è semplicemente uno dei tanti modi che i Paesi hanno per dimostrare la propria forza, ma man a mano che entro nelle profondità della pancia del palazzo, mi rendo conto di quando tutti questi doni, INSIEME siano il palazzo delle Nazioni Unite. Senza ognuno di quelle opere d’arte il Palais des Nations sarebbe solamente un grande palazzo, pieno di scale, sale e corridoi, non potrebbe certamente essere la casa dei diritti umani, dove si lavora per dimostrare che tutti siamo esseri umani, con gli stessi diritti e che le diversità non rovinano o non tolgono nulla al complesso, ma anzi che senza ognuna di esse l’insieme non potrebbe esistere.
Per nostra fortuna, siamo riusciti a visitare molte altre sale del palazzo delle nazioni, in alcune di queste gli affreschi, con la loro grandezza, ci circondano, ci avvolgono, per ricordarci che siamo parte di una lunga e sofferta storia, ma le sedie ci assicurano che C’È qualcuno che ha intenzione di scrivere un nuovo capitolo.
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