Torino (Italia). Testimonianza di Titta e Sebastiano del Movimento Spirituale Laicale della Famiglia Salesiana, i Testimoni del Risorto, alle Giornate di Spiritualità della Famiglia salesiana.
«Ciao a tutti! Siamo Titta e Sebastiano del Movimento Spirituale Laicale della Famiglia Salesiana, i Testimoni del Risorto. Siamo sposati dall'8 dicembre del 2012 e da settembre 2016 abbiamo avuto la gioia di essere genitori del piccolo Matteo. Da circa 11 anni facciamo parte del Movimento dei Testimoni del Risorto: io, Titta, sono Coordinatrice Nazionale del Settore Giovane TR ed io, Sebastiano, sono animatore. Insieme facciamo parte del cenacolo TR Castellammare2. La fortuna più grande è stata quella di aver vissuto le tappe più importanti della nostra vita insieme, essere maturati insieme, aver ricevuto una vocazione da portare avanti, sempre insieme. Da fidanzati, da marito e moglie, da genitori. L'incontro con il Signore ci ha cambiato prospettiva. Abbiamo avuto la fortuna di sentirci accolti, ascoltati. Abbiamo avuto la fortuna di fare le scelte fondamentali della nostra vita sempre insieme al Signore. Forse il giorno in cui abbiamo scelto di farci accompagnare dalla nostra guida spirituale non avevamo compreso fino in fondo l'importanza di quello che stavamo scegliendo e quanto tutto questo avrebbe allargato i nostri orizzonti. Io, Sebastiano, sono attore e regista teatrale e mi occupo di pedagogia teatrale attraverso corsi di teatro. Il mio discernimento vocazionale familiare, teatrale e pedagogico si intreccia con quello di Titta. Da quando nella nostra vita c'è Matteo, il Signore ci sta chiedendo di riaprire un altro capitolo di forte cambiamento. Modificare i nostri tempi, i nostri spazi, saper dar voce alla vocazione lavorativa in un'altra veste. Ed ecco che io, Titta, ingegnere civile di professione, dopo aver lavorato per tre anni in uno studio e dopo essere stata mamma a tempo pieno per un anno, ora vedo aprirsi davanti a me nuove prospettive lavorative tutte da sperimentare.
Ma come ci siamo sentiti accompagnati in tutti questi passaggi di vita?
Nella nostra esperienza, essere accompagnati non ha mai voluto dire ricevere consigli, soluzioni o direttive o ancora essere sostituiti nelle scelte che abbiamo dovuto prendere, ma ci ha insegnato a prenderci cura di noi, ad osservare la presenza del Signore nelle nostre giornate, a prendere nota di ciò che ci chiede, a cercare di imparare qual è la Sua prospettiva, a tener presente il nostro progetto personale e di coppia, a fare verifiche di vita. Ci ha fatto capire che il Signore ci chiama sempre a condividere, discernere e camminare insieme.
La ricchezza di quanto abbiamo vissuto e viviamo ci spinge ad essere accompagnatori di altri giovani. Siamo sicuri che senza vivere per primi l'esperienza di essere ascoltati e accompagnati, non potremmo accompagnare.
Prima di tutto, sentirsi a casa!
Col nostro accompagnatore ci siamo sempre sentiti liberi di essere noi stessi, anche quando eravamo in disaccordo, anche quando eravamo in errore. Abbiamo sempre sentito che prima di ogni pensiero, parola o azione c'è il volersi bene per ciò che si è. Cerchiamo sempre di fare lo stesso con i ragazzi. I ragazzi ci stupiscono di come riescono a mettersi davvero in gioco quando si "sentono a casa". A casa sappiamodi poter parlare con sincerità, di poter mostrarci vulnerabili, di poter esporre i nostri sentimenti, le nostre ambizioni, i nostri desideri, anche quelli più nascosti. Sappiamo che a casa c'è chi ci vuole bene così come siamo, c'è chi va oltre alle parole dette, che prima di tutto vuole e cerca insieme a noi la nostra felicità.
Educare alla cultura vocazionale
Abbiamo visto crescere molti giovani, visto prendere decisioni importanti, sbagliare e rialzarsi. Abbiamo conosciuto chi si è affacciato al movimento e poi ha lasciato perdere, chi una volta arrivato non se n'è andato più e chi invece, una volta andato via è voluto ritornare. La parola vocazione non deve far paura. Notiamo che c'è una certa "ansia da vocazione" ("E se la strada che sto prendendo non è quella giusta?"). La vocazione per noi è un cammino continuo, un lasciarsi chiamare e trasformare dal Signore. E' mettere radici e allo stesso tempo essere pronti al cambiamento, mai arrivati. Uno dei punti fondamentali del nostro accompagnamento è questo: educare alla cultura vocazionale. Capire la direzione, il come vivere la propria vita, dove impiegare le proprie energie. E' sempre bello vedere i nostri ragazzi camminare nei loro percorsi (dubbi, crisi, scoperte, ribaltamenti...).
Crescita, confronto, condivisione: cammino in comunità
Come vincere le nostre paure? Come liberarci da ciò che non ci aiuta a camminare? Come immaginarci in questo mondo lavorativo? Come capire se stiamo portando avanti rapporti affettivi sinceri e duraturi? Queste alcune delle domande che ci vengono fatte. Sono domande sempre aperte che possono trovare risposta solo nel dialogo intimo con il Signore, confrontato poi con i fratelli di cammino. Il percorso di accompagnamento si fonda, infatti, sul confronto fraterno e sincero con gli altri giovani del gruppo-comunità, su un cammino sistematico di fede e di amicizia. Siamo sicuri che confrontarsi in libertà crea dinamiche positive che possono confermare o stravolgere delle certezze che siamo portati a costruirci nella nostra mente. Iniziare un cammino personale non significa guardare solo a sè stessi, alla propria realizzazione, ma significa crescere nella consapevolezza che la nostra maturazione umana e spirituale è un dono anche per gli altri che ci sono vicini.
Maturi nel discernere
Abbiamo fatto esperienza di guide che hanno suscitato interesse in tantissimi ragazzi, hanno creato bellissimi progetti. Ma che, una volta andati via, hanno lasciato ragazzi disorientati. Ragazzi che probabilmente avevano imparato ad amare la guida e non la comunità, l'impegno, il Signore. Stiamo sempre attenti a non creare dipendenza, perché è molto facile farlo! Quello che tiene sempre accesa in noi la voglia e la gioia di accompagnare è il vedere i ragazzi crescere e maturare nel dialogo, nella preghiera e nel discernimento con il Signore.
Dinamica pasquale
Proviamo nel nostro piccolo a scardinare la convinzione che il punto centrale sia la risposta, il risultato, il successo. Chiediamo a noi stessi e ai ragazzi di imparare a riconoscere quanto sia prezioso ogni singolo piccolo passo. Gesù ci insegna a mettere davanti ad ogni cosa la persona in quanto tale. La persona e il suo percorso, non l'obiettivo, raggiunto o meno, ma il come si sta procedendo per realizzarlo. E' proprio lui che ci dà l'esempio del "come". Vivere la vita da uomini e donne pasquali che si rimboccano le maniche ogni giorno, nel quotidiano, tra i fratelli, nel lavoro, in famiglia per superare ogni forma di "morte" e alimentare ogni forma di "vita"».
Titta e Sebastiano
Movimento Testimoni del Risorto
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