Accoglienza rifugiati nella comunità fma in Damasco, Siria
La comunità di Damasco da 5 anni di guerra ospita in un “mini appartamentino” , famiglie e donne migranti, diverse studentesse, alcune animatrici del centro giovanile e altre giovani, tra cui, 3 rifugiate palestinesi mussulmane; tutte ragazze quasi costrette a rimanere a Damasco per continuare gli studi o per non perdere il lavoro e i parenti, decisi a rifugiarsi nei villaggi.
Ma quest’angolo- rifugio, situato al 3° piano dell’immobile dell’asilo, non bastava più. C’era quindi bisogno di spazio, aiuti e mezzi per andare incontro a chi bussava alla porta, incominciando anche a chiedere lavoro...
La direttrice, responsabile anche della scuola materna, tra i genitori degli alunni conobbe papà e mamme che lavorano a livello alto sia nell’UNHCR che “nella Luna crescente” , Caritas islamica. In nome di una profonda riconoscenza per l’attenzione e il bene che ricevono si è costruito un altro spazio al 2° piano per installare i macchinari di un laboratorio in modo da dare lavoro ad esperti sarti perchè confezionassero indumenti vari: tute sportive, grembiulini di scuola, giacchettine per bambini /e, ragazzi /e, giovani; giacchette, magliette per donne, signorine, religiose, impegnando nella confezione chi chiedeva di lavorare... e sono stati e sono tanti, tra cui Maha, una giovane mamma mussulmana, venuta a cercare lavoro perchè del marito, chiamato al servizio militare, non aveva più notizie da tempo. Infatti soffre molto, ma sostenuta dalla fede, giunge sempre puntuale, sorridente e dignitosa al lavoro, lasciando i due figli a casa alla cura della mamma. Con il ricavato della vendita dei prodotti di questo laboratorio offerte vengono preparati 100 pacchi di viveri che distribuiamo ogni mese alle famiglie degli operai dell’ospedale e dell’asilo, a famiglie povere, e a chi bussa alla porta in ore diverse... e sono tanti; pagare affitti di casa, rette scolastiche e universitarie; aiutare a comprare medicine e anche ad affrontare operazioni.
Dal 2° piano si passa ad un grande salone dove si è sempre svolta l’attività del taglio e cucito per le ragazze siriane che non accedono agli studi superiori, ma, negli anni dell’emancipazione della donna il numero delle alunne è diminuito anche se molte sono rimaste rifugiate irachene, molto contente di continuare, anche perchè potevano essere aiutate economicamente dalla Cooperazione Italiana per lo Sviluppo dei popoli che pagava loro la retta, il trasporto e, alla fine dell’anno scolastico, regalava ad ognuna una macchina da cucire. Con l’inizio della guerra, però, tutti gl’italiani sono partiti e l’Ambasciata è stata chiusa in pochi giorni, anche la comunità è stata invitata a partire, ma non è così, le suore continuano a rimanere per andare incontro ai piccoli, ai poveri, agli ultimi, ai giovani, ai giovani che soffrono tanto, soprattutto per il loro incerto domani: FMA di tante nazioni che lavorano in un ospedale e in una scuola materna donandosi a t u t t i senza nessuna distinzione e cultura di scarto, come continua a dirci Papa Francesco.
Un’altra attività caritativa la svolge in casa, Sr. Brigit Doody, irlandese e brava infermiera che, per molti anni, pur lavorando nell’ospedale, svolgeva un ricco e coraggioso apostolato missionario nei villaggi limitrofi alla capitale, riuscendo a raggiungere i più poveri: piccoli, anziani, anche malati di lebbra e un gran numero di rifugiati sudanesi, accolti dai generosi siriani, aiutata sempre dai benefattori europei.
Ma con lo scoppio della guerra, ha dovuto lasciare, non senza soffrire, ogni attività esterna. Nel 2012 le superiore le hanno chiesto di passare alla comunità della scuola per assistere una sorella anziana già da un anno a letto paralizzata. Con lo stesso amore si dedicò alla nuova missione riuscendo presto, però, a donare lo stesso servizio di carità, accogliendo i poveri che da vicino o da lontano giungono a lei....perchè la porta di casa è sempre aperta a t u t t i...
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